(5 luglio 2000)

Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 755


(Previsione di sostegni finanziari per le spese scolastiche)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Carazzi n. 3-05950 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
L'onorevole Carazzi ha facoltà di illustrarla.

MARIA CARAZZI. Signor ministro, prendo la parola da questo banco che era quello dell'onorevole De Murtas, il nostro compagno che è mancato nello scorso aprile e che era specializzato in questioni della scuola e difensore della scuola pubblica.
L'interrogazione verte sulla cosiddetta «ricetta lombarda» di finanziamento della scuola privata. Già nel mese di dicembre era stato emanato un atto legislativo che fu rinviato dal Governo, essendo ministro degli affari regionali la nostra compagna Bellillo.
Ora, non con legge, ma con regolamento temiamo che si voglia aggirare l'ostacolo introducendo questo buono scuola con un tetto massimo di 2 milioni che verrà calcolato sulle spese per tasse, rette e contributi, e quindi con esclusione delle spese per i libri di testo. È sui libri di testo che il nostro partito ha condotto una battaglia durante l'esame della legge finanziaria. Chiediamo al ministro di rassicurarci che non si configurino profili di incostituzionalità con un meccanismo che prevede clausole che possono far pensare ad un finanziamento della scuola privata a danno degli allievi della scuola pubblica.

PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione ha facoltà di rispondere.

TULLIO DE MAURO, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, la giunta regionale lombarda non ha propriamente emanato un regolamento, ma ha approvato un atto di indirizzo (una delibera) per l'erogazione di buoni scuola: mi riferisco alla delibera della giunta del 30 giugno scorso. Tale atto trova fondamento nella legge regionale del 5 gennaio 2000, n. 1, articolo 4, comma 121, lettera e), che prevede la possibilità di erogazione di buoni scuola alle famiglie degli allievi frequentanti scuole statali e non statali legalmente riconosciute e parificate, al fine di coprire in tutto o in parte le spese effettivamente sostenute. Ciò comporta che a poter godere di tale beneficio saranno sia gli allievi delle scuole statali, sia quelli delle scuole non statali, senza alcuna discriminazione.
La franchigia di cui si parla nella delibera non è di 400 mila lire - come divulgato da qualche organo di stampa - ma di 100 mila. Si aggiunga che l'ordine del giorno del Senato del 20 luglio 1999, accolto dal Governo in sede di approvazione della legge sulla parità scolastica, impegna il Governo stesso a stabilire esattamente il tetto di spesa scolastica o franchigia.
Inoltre, in virtù del decreto del 5 agosto 1999, n. 320, gli allievi delle scuole statali e non statali, in possesso dei requisiti prescritti, potranno godere della fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo; al riguardo, la legge finanziaria per il 2000 ha autorizzato la spesa di 100 miliardi per l'anno scolastico 2000-2001.
Alla luce di quanto esposto, non sembrano sussistere discriminazioni tra gli allievi frequentanti le scuole non statali e quelli frequentanti le scuole statali. Resta, ovviamente, salva la possibilità, per coloro che dovessero sentirsi lesi, di ricorrere alla sezione competente dei TAR contro la delibera in questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Carazzi ha facoltà di replicare.

MARIA CARAZZI. Signor Presidente, ringrazio il ministro per le sue parole. È vero che c'è stato un annuncio di stampa che parlava di una franchigia di 400 mila lire, ma è altrettanto vero che vi è stata una dichiarazione dell'assessore regionale che parlava della stessa cifra. Se la franchigia è di 100 mila lire, il meccanismo di esclusione degli allievi della scuola pubblica, rispetto a quelli della scuola privata, sarebbe inferiore; tuttavia, il fatto che non sono comprese le spese per i libri di testo configura una situazione per cui i ragazzi, anche di famiglie povere, che paghino meno di 100 mila lire risulterebbero sfavoriti rispetto a quelli di famiglie meno povere, che pagassero parecchi milioni di lire per le rette. Vi è, quindi, un elemento di preoccupazione.
Signor ministro, la invito a comprendere il nostro ragionamento. La invitiamo a vigilare affinché non si introduca, con questo meccanismo, un diverso trattamento; ciò sarebbe incostituzionale, in quanto contrasterebbe con l'articolo 3 della Costituzione e violerebbe nei fatti (anche se non è scritto nella norma) l'articolo che proibisce il finanziamento della scuola privata.


indietro home avanti